yesterday the government apparently solved the garbage situation: dumping grounds and burning plants. and punishments to those towns who do not collect garbage differentially.
and i am still puzzled, as i was at the end of last post: no word mentioned about recycling facilities, and people should collect garbage separately anyway. to export it?? so that we go on being dependent on someone else??
don't get me wrong, i am a supporter of separating the garbage (or however you call it) i live in germany and have 5 different bins on my balcony. but i understand that people don't want to start doing it unless a project is seriously planned about recycling, unless a single, concrete word is truly spent towards that direction.
and i am still puzzled, and wonder how long the solution is going to last.
and to complete the press collection of last post, here are a couple of interesting things, which i will try to translate soon...
Così lo Stato affonda tra rifiuti e violenza (And the state is sinking in garbage and violence) - link to Repubblica
Fermiamo la lobby degli inceneritori (Let's stop the lobby of burning plants) - interview to the Italian Greenpeace president from Il manifesto, which i attach below since i think it will be removed within a week:
«Un'emergenza nazionale». È durissimo il giudizio di Walter Ganapini, chimico e presidente di Greenpeace, già docente nelle università di Venezia e Milano, sulle responsabilità della politica nella crisi dei rifiuti. «Quello che sta succedendo a Napoli - afferma l'ex assessore all'Ambiente che nel 1995 dotò Milano di un sistema di smaltimento modello - è la punta dell'iceberg di una commistione tra politica e lobby energetiche che in una regione dalla scarsa legalità come la Campania produce fenomeni parossistici di inquinamento». A essere sott'accusa è la gestione degli ultimi tre governi e l'assimilazione degli inceneritori a strumenti di termovalorizzazione, di produzione, cioè, di energia pulita. «Una scelta - denuncia Ganapini - sanzionata anche dall'Unione Europea», che ha condannato l'Italia a più riprese per l'assenza di politiche sostenibili.
Un legame tra crisi campana e gestione nazionale dei rifiuti, quindi?
Che esista una collusione tra politica e imprenditoria nazionale per impedire che vengano messe in piedi strategie di smaltimento degne di questo nome è stato dimostrato ampiamente dalla magistratura.
In che modo dinamiche nazionali hanno alimentato il caos campano?
Mentre nel paese ci si continuava a liberare dei rifiuti con metodi arretrati e inquinanti che permettevano alle imprese di non investire in innovazione, nelle regioni più fragili la malavita ha approfittato dell'improvvisazione per lucrare con il sottotrattamento e con la manovalanza. Come dimostrato dalla magistratura, in Campania l'Impregilo di Cesare Romiti ha vinto una gara d'appalto a dir poco irrituale, promettendo servizi nettamente sottocosto. Servizi che non ha svolto per anni, lasciando che al suo posto lo facesse la camorra, sversando i rifiuti in cave in disuso con danno per l'ambiente. Se a livello locale la malavita ha potuto fare affari è perché a livello nazionale si chiudeva un occhio per favorire le lobby dell'incenerimento e delle cave.
Come uscire da questa situazione?
I cittadini campani non sono diversi dagli altri. Anche loro apprezzerebbero amministrazioni che migliorassero la qualità della vita. È falso che per vincere le elezioni si debba scendere a patti con la camorra. Si può ottenere consenso, entrando in competizione con la malavita: dando lavoro, promuovendo sviluppo, rendendo la legalità più attraente e benefica dell'illegalità.
Più concretamente?
Si deve cominciare a spezzare il legame affari-rifiuti, stoccando l'immondizia su terreni del demanio e non in proprietà di camorristi che guadagnano con affitti elevatissimi. Poi, sbarazzandosi con rapidità delle ipoteche del passato, disfacendosi, cioè, dei milioni di ecoballe già accatastate ovunque. Ecoballe che non possono essere bruciate poiché non si sa cosa ci sia dentro. È notorio che sostanze tossiche provenienti da lavorazioni industriali sono state assemblate con rifiuti ordinari. Due anni fa, alcune ecoballe portate a Terni per essere smaltite si rivelarono radioattive e contaminarono l'inceneritore.
Se non incenerendole, come liberarsene?
La Germania si è detta pronta a stoccarle in grande profondità nel suo sottosuolo senza rischi ambientali. Una proposta che ha suscitato ironie ma che andrebbe presa in considerazione. Se non in Germania, si deve comunque trovare una soluzione a livello europeo per stoccarle senza rischio, visto che non possono essere incenerite.
Questo per liberarsi dell'eredità del passato. Come rompere, poi, il rapporto tra economia e rifiuti che dà lavoro a molti?
Basta fare quello che fanno tutti gli altri paesi europei: riciclare il 70% dei rifiuti. Trasformare sostanze organiche in fertilizzanti utili per l'agricoltura e usare il restante 30% per produrre energia. Non in termovalorizzatori, ma in cementifici o in centrali elettriche. In stabilimenti che, invece di ricorrere al petrolio, potrebbero funzionare con l'immondizia. Sfido chiunque, infatti, a dimostrare a un ingegnere tedesco o statunitense che un inceneritore è un termovalorizzatore! Tutte queste attività, unite alla ricerca scientifica in istituzioni che a Napoli non mancano di certo, potrebbero creare lavoro e rendere competitiva una regione ricca di risorse come la Campania. Se per far rispettare la legalità, poi, fosse necessario l'intervento provvisorio dell'esercito, ben venga.
Wednesday, January 09, 2008
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